Conoscere la relazione tra espatrio e resilienza emotiva può risultare utile per comprendere come l’atteggiamento di fronte alle difficoltà che può incontrare l’espatriato, possa realmente influenzare la qualità dell’adattamento al nuovo paese.
Secondo gli studi condotti da Paykel il trasferimento all’estero é compreso tra i “life events” a di rischio per lo sviluppo di stress ed ansia.
Con l’espatrio si perdono i propri punti di riferimento,la rete di supporto emotivo,ci si allontana dagli affetti ed occorre saper riorganizzare la propria vita sotto molti punti di vista.
Ci si sente più fragili, inseriti in un nuovo ambiente sociale che non si conosce e che si fa fatica a comprendere.
Se tuttavia si decide di voler vivere all’estero, per un periodo più o meno lungo o per il resto della propria vita, bisogna imparare a non farsi travolgere dai problemi che inevitabilmente si incontreranno lungo il cammino.
E’ necessario imparare a gestire le difficoltà ,per riuscire a vivere in una condizione di benessere psico-fisico.
Ma come abituarsi a tutte le novità? Come affrontare le difficoltà?
Espatrio e resilienza: un must have per gli italiani all’estero
Indice
In psicologia il termine resilienza è un concetto che fa riferimento alla capacità di affrontare in modo positivo le avversità,di essere in grado di riorganizzare positivamente la propria vita dopo un evento doloroso,di ricostruirsi senza alienare la propria identità.
La resilienza implica altresì la capacità di saper trasformare un evento stressante e/o doloroso in un apprendimento, riuscendo ad acquisire competenze utili al miglioramento della qualità della vita.
Occorre che la persona operi un cambio di prospettiva: dalla mancanza e vulnerabilità alla cura delle risorse personali e/o familiari affinchè la situazione diventi un ‘occasione formativa.
Resilienti si nasce o si diventa?
La resilienza è un tratto innato ma comune a tutti gli individui.
Tutti possono imparare a diventare resilienti.
La psicologia ha preso in prestito il concetto di “resilienza” da un’altra disciplina, la fisica.
In fisica il concetto di resilienza indica la capacità e la forza che un corpo, generalmente un metallo, ha di resistere agli urti improvvisi senza spezzarsi.
E’ stato lo studioso Boris Cyrulnik a coniare il termine resilienza riferito alla psicologia.
Risorse resilienti per italiani all’estero
Quando parliamo di risorse resilienti della persona dobbiamo considerare separatamente i fattori di rischio e quelli di protezione.
Fattori di rischio
Possono essere prodotti da eventi quali lutto, lavoro, separazione, malattia, maltrattamenti, fattori di stress di Paykel e coll..
Il trasferimento all’estero rientra tra i fattori di rischio per lo stress.
Fattori di protezione
Fattori personali
Essi comprendono le risorse della persona a tre livelli:
Psicologico
Sociale
Economico
Sono le risorse a disposizione che l’individuo può usare di fronte ad una situazione stressante.
L’interazione tra i diversi fattori di rischio e la consistenza delle risorse dell’individuo determinerà la capacità del soggetto di reagire con resilienza e minimizzare l’instaurarsi di uno stato di protezione dallo stress.
Le caratteristiche psicologiche possedute dalle persone resilienti sono solo una parte dei fattori di protezione.
Accanto a queste va affiancata la
Rete di protezione
Questa rete rappresenta l’insieme delle tue sicurezze attuali, ossia di tutte le “cose” (caratteristiche e doti personali, persone,idee..ecc) su cui sai di poter contare in questo momento della tua vita.
Aumentare la resilienza emotiva per migliorare l’esperienza expat
Chi possiede queste caratteristiche ha migliori probabilità di sapersi orientare meglio anche nelle difficoltà o nei codici culturali che ancora non sa leggere,come succede a chi si é trasferito da poco in un paese straniero.
Espatrio e resilienza : i fattori personali
Autoefficacia
Intesa come sicurezza nella propria capacità di risolvere i problemi. Deriva dalla conoscenza dei propri punti di forza e di debolezza.
Autostima
Si intende la valutazione di sé stessi come dotati di un’insieme di determinate caratteristiche.
Questa valutazione viene fatta sulla base di criteri ottenuti dal confronto delle proprie caratteristiche con quelle di altri soggetti.
L’autostima è un sentimento associato all’osservazione delle proprie caratteristiche, ma anche dal giudizio che percepiamo su di noi da parte di altre persone per noi significativa (partene, superiore, familiari).
Consapevolezza emotiva
I resilienti hanno la capacità di identificare accuratamente le emozioni provate e all’occorrenza di saperle regolare efficacemente.
Espatrio e resilienza:l‘ottimismo
Pssiamo considerare l’ottimismo come la predisposizione psicologica a prevedere e giudicare favorevolmente il corso degli eventi, e a considerare la realtà nel suo lato migliore.
Capacità analitica e di pianificazione
Implica la capacità di pensare globalmente al problema da affrontare.
I resilienti sono in grado di guardare un problema da molti punti di vista.
Sono abili pianificatori, esercitano un buon controllo sul compito dimostrando una buona dose di tenacità nel perseguire i propri obiettivi.
Attribuzione causalità interna
Tendenza ad interpretare i risultati e gli effetti delle proprie azioni come determinate dai propri comportamenti e non da delle forze esterne.
Indipendenza
Intesa come la condizione nella quale l’individuo é libero di esprimere, nel modo più sincero e autentico, la sua personalità.
Senza dipendere dal giudizio o la volontà di nessun altro.
Humor
Intesa come capacità di mantenere il sorriso di fronte alle avversità.
Empatia
Il resiliente è capace di leggere e comprendere le emozioni altrui e questo lo aiuta a costruire con più facilità relazioni profonde con altre persone.
Ciò gli consente inoltre di offrire e ricevere supporto sociale.
Espatrio e resilienza: i fattori relazionali
Buona rete familiare di appoggio
Competenza sociale
Relazioni significative con gli altri a scuola ecc.
Accettazione all’interno del gruppo dei pari
Come migliorare la resilienza
Ecco elencati alcuni esercizi per migliorare la propria capacità di essere resilienti.
Puoi esercitarti scegliendo l’esercizio che più ti piace o ti incuriosisce,oppure puoi provarli tutti per capire quale preferisci.
Rete di protezione:
Ha come finalità quella di aumentare la consapevolezza dei fattori personali e delle relazioni dai quali dipende la nostra capacità di resistere agli stress.
Prendi un foglio di carta bianco e dei pennarelli o matite colorate.
Devi disegnare una rete fatta di linee orizzontali e verticali che rappresenti l’insieme delle tue sicurezze attuali, ossia di tutto ciò su cui sai di poter contare in questo momento dellatua vita.
Se vuoi, puoi scrivere un elenco sul retro del foglio. Assegna a ciascuna riga un colore e comincia a disegnare la tua rete.
Via via che prosegui con le linee orizzontali e verticali, decidi a quale elemento corrisponde ogni linea.
Tracciala con il colore scelto e scrivi il nome in cima o di fianco.
Quando hai terminato osserva la rete e rifletti: chi/che cosa hai scelto? Dove lo hai posizionato? Quale colore gli hai assegnato?
Che senso ha per te questo colore? Quali legami ci sono fra ciò che hai disegnato in orizzontale e quello in verticale?
Le scelte che hai fatto ti erano già ben chiare appena hai cominciato a pensarci?
Significa che hai un’ottima conoscenza dei tuoi meccanismi di ‘sopravvivenza’ psichica nei momenti difficili.
Questo ti è sicuramente già stato di grande aiuto in passato e lo sarà in futuro.
Qualcosa delle scelte che hai fatto per costruire la tua rete ti ha stupito?
Vuol dire che questo esercizio ti ha rivelato degli aspetti della tua resilienza che ancora non conoscevi o ti ha mostrato che negli ultimi tempi sono avvenuti dei cambiamenti importanti nei tuoi schemi di protezione e sicurezza.
Non è importante dare subito una spiegazione a tutto, resta semplicemente lì a guardare la tua rete di protezione.
Quella è la tua resilienza, ciò su cui stai contando o potresti contare se dovesse accaderti qualcosa di grave.
Se vuoi puoi tenere la tua rete in un punto della casa ben visibile: può darsi che nel tempo tu possa notare qualche aspetto che ti era sfuggito o che ti venga voglia di modificare qualcosa della rete.
In tal caso fallo, ma in maniera che la modifica sia visibile, ossia che ti possa ricordare che cosa hai modificato in un secondo tempo.
Conserva il disegno in modo da poterlo riguardare fra un anno o anche più.
Sarà interessante osservare quanto della vecchia rete di protezione si è conservato immutato nel tempo e quanto invece è stato sostituito da nuovi elementi.
Il contenitore sicuro
Questo esercizio serve a renderti più consapevole dei tuoi meccanismi di coping e, se hai vissuto un evento traumatico la cui memoria ti preoccupa tutt’ora, ti aiuterà a creare una strategia per avere più controllo e saper meglio gestire i ricordi penosi di quell’evento.
Prendi un foglio di carta A4, una matita e anche dei colori.
Pensa ad un evento o situazione traumatica o stressante che hai vissuto in tempi relativamente recenti.
Disegna questo evento.
Qualsiasi rappresentazione concreta oppure astratta va bene se è quella che ti é venuta in mente ripensando al fatto.
Quando hai finito, immagina di di mettere questo “evento” dentro un contenitore che abbia un sistema di apertura/chiusura del quale solo tu conosci il funzionamento.
Disegna o dipingi questo contenitore e il suo sistema di apertura/chiusura.
Adesso immaginate un luogo dove il vostro contenitore già si trova o dove volete portarlo e disegnatelo: può essere un luogo fisico reale, ma anche uno spazio astratto, un posto che conoscete bene o un luogo di fantasia. L’importante è che sentiate che quello è il posto giusto per il vostro contenitore e che lì è al sicuro.
Ora prenditi il tempo per osservare il tuo disegno ed immaginare di fare il percorso all’incontrario.
Immagina di raggiungere quel luogo, trovare il contenitore e controllare la serratura.
Li dentro c’è il tuo ricordo: chiuso e sicuro
Questo esercizio non cancellerà i ricordi penosi di quell’evento ma ti permetterà di non farti invadere da memorie penose sulle quali non hai più controllo.
Quando ti sentirai più forte e sicuro, potrai riaffrontarli e rielaborarli, da solo o con l’aiuto di un professionista.
Le caratteristiche del tuo contenitore e del luogo dove lo hai collocato possono darti indicazioni preziose sulla specificità dei tuoi meccanismi di coping.
Ti riconosci nella scelta del contenitore e del luogo?
Se deciderai di conservare il disegno, sarà interessante riguardarlo fra qualche anno e pensare se lo ridisegneresti uguale.
Infatti i meccanismi di coping cambiano col passare del tempo e con le esperienze di vita che facciamo.
Lost e found
Dopo che un evento tragico o catastrofico ci ha colpiti ci accorgiamo spesso che molte delle nostre precedenti capacità, attitudini, piaceri, interessi, stati d’animo sono andate perdute o si sono estremamente affievolite.
Altrettanto capiterà spesso di trovare in noi nuovi stati d’animo, progetti, atteggiamenti.
La maggior parte delle volte ci congeliamo nel dolore e nella perdita di quegli aspetti di noi che abbiamo perduto e non ci occupiamo quasi per niente o addirittura rifiutiamo i nuovi aspetti di noi emersi dopo l’evento.
Questo esercizio servirà proprio a distanziarci da ciò che non troviamo più in noi stessi e a valorizzare ciò che è emerso di nuovo.
Per l’esercizio occorrono due contenitori di uguali dimensioni con coperchio, due colori diversi ,acquerelli e un pennello, pennarello a punta grossa, figlietti di carta.
Una scatola sarà il contenitore delle capacità perse (LOST) e l’altra quello delle capacità trovate (FOUND).
Dipingi ogni scatola di un colore che ti sembra simbolicamente rappresentare le due funzioni e scrivi con il pennarello”LOST” su una e “FOUND sull’altra”.
Ora scrivi su ogni foglietto uno stato d’animo, sensazione, capacità, attitudine, progetto, speranza, piacere, interesse o altro che dopo l’evento traumatico o stressante ti sembra di avere perduto del tutto o in parte (ad es.: “La voglia di andare al cinema “) e quelle che ti sembra di avere trovato (ad es.: “Una nuova amica”).
Man mano che li hai scritti distribuisci i foglietti in una o nell’altra scatola: le cose perdute nella scatola LOST e quelle trovate nella scatola FOUND.
A distanza di circa 2-4 settimane rileggi a uno a uno i foglietti della scatola LOST: se la capacità, attitudine o interesse che hai scritto è ancora persa rimettete il foglietto nella scatola LOST, se invece l’hai ritrovata sposta il foglietto nella scatola FOUND; se invece ti accorgi che quella cosa non ti interessa più,elimina il foglietto.
Fai questa verifica ogni 1 o 2 settimane per un pò di tempo: quando la scatola LOST sarà vuota o ti accorgerai che i foglietti restano da tempo sempre gli stessi, chiudi con i coperchi le due scatole e conservale in un luogo chiuso della casa.
Dopo un anno potrai riaprire le due scatole e rileggere i foglietti che sono rimasti: ti aiuterà a percepire la distanza fra te ed il trauma che hai subito e a fare un bilancio di come l’hai superato.
Rileggendo i foglietti nelle scatole potrà capitarti di non ricordare ciò che avevi scritto e questo sarà un ottimo spunto per riflettere su quanto la dimensione temporale cambi l’ordine delle nostre priorità.
Oppure ti accorgerai che qualche tua capacità o attitudine che all’epoca davi per definitivamente perduta è ricomparsa nella tua vita, magari in un’altra forma che apprezzi anche di più.
Ti renderai conto che sei riuscito lo stesso a sopravvivere, a lavorare, ad avere relazioni anche dovendo fare a meno di quelle condizioni o attitudini che allora ti sembravano fondamentali.
In ogni caso limitati a osservare ciò che è cambiato, come è cambiato e ad accogliere il cambiamento come una nuova parte di te stesso.
Traccia i confini
Le esperienze traumatiche hanno spesso l’effetto di modificare il modo con cui ci relazioniamo con le persone vicine.
A volte tendiamo a richiuderci eccessivamente in noi stessi creando una barriera
impenetrabile agli altri, a volte diventiamo invece completamente dipendenti dalla presenza, dalle opinioni e dalle reazioni degli altri, finendo spesso per subire l’invadenza e le intrusioni degli altri nella nostra vita personale.
In entrambe i casi si tratta in realtà dello stesso problema: abbiamo perso la capacità di tracciare i giusti confini tra noi e gli altri e abbiamo così perso la distanza ottimale che ci consente di avere relazioni positive ed efficaci.
Questo esercizio ti aiuterà ad essere più consapevole di come hai tracciato i tuoi confini relazionali e, se necessario, ti aiuterà a migliorarli.
Ti occorre: 1 foglio bianco tipo A4,alcuni post-it,1 foto possibilmente in primo piano,del materiale vario facile da trovare in casa,pennarelli colorati,forbici,colla.
Incolla la tua foto o una fotocopia di essa al centro del foglio.
Se non hai una tua foto, scrivi abbastanza in grande, col pennarello del colore che preferisci “IO” al centro del foglio.
Traccia ora, concentrico alla foto, un grande cerchio circa a metà fra la foto e i bordi del foglio.
Passa della colla lungo la circonferenza che hai disegnata e incollaci sopra il materiale che hai trovato in casa o in ufficio e che dovrà rappresentare il confine del tuo ‘spazio privato’.
Come materiale puoi scegliere qualsiasi cosa ti sembri adatta allo scopo: dei chicchi di lenticchie o dei maccheroni di pasta, del cotone idrofilo, del cartone di scatole,nastri,stoffa,carta velina colorata, insomma qualsiasi cosa ti suggerisca l’istinto..
Pensa ora alle persone che in questo momento sono importanti nella tua vita e scrivi i loro nomi, usando pennarelli di colore diverso, su tanti piccoli post-it.
Attaccali tutto intorno alla foto centrale, chi al di qua, chi al di là del ‘confine’ che hai appena costruito, a seconda di qual è la distanza relazionale fra te e loro in questo momento della vostra vita: all’interno del confine del vostro spazio privato o all’esterno di esso.
Puoi anche rappresentare le differenze fra coloro che sono dentro o fuori il confine, attaccandoli più o meno vicini alla foto.
Quando hai finito, osserva il risultato e pensa se vuoi cambiare qualcosa in quelle collocazioni attuali.
Continua, finché il quadro d’insieme non ti soddisfa e quando avrai finito scegli un posto dove conservare il tuo lavoro.
Questo esercizio ti può dire molto sulla natura dei confini che metti fra il tuo sé e gli altri.
Osserva il materiale che hai scelto: è un materiale morbido? duro? liscio o ruvido? fragile o resistente?
Hai tracciato un confine alto? basso? intermittente?
Queste valutazioni ti aiuteranno a diventare più consapevole del tipo di barriera che protegge il tuo sé: troppo rigida, troppo cedevole, costante, intermittente.
Anche l’aver avuto difficoltà a trovare il materiale adatto può essere segno di una certa indecisione e fatica nel trovare il modo giusto in cui proteggere il tuo ‘spazio privato’.
Quando riguarderai fra un po’ di tempo il tuo lavoro avrai poi la possibilità di verificare se e quanto sei riuscito a migliorare anche nella realtà, come nel gioco dello spostamento dei post-it, la distanza relazionale con le persone che hai indicato.
Questi esercizi, condotti con costanza ed impegno,possono aiutarti a potenziare le tue capacità di resilienza.
Ricorda che un atteggiamento positivo e la disponibilità ad ascoltare ed interpretare i segnali fisici e sociali degli altri, è possibile apprezzare situazioni culturali nuove e differenti e vivere una esperienza da espatriato piena di soddisfazioni.
E tu hai già compreso il legame tra espatrio e resilienza emotiva?
Se lo desideri, puoi condividre la tua esperienza nei commenti qui sotto.
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