La dipendenza affettiva fa riferimento alla tendenza a stabilire relazioni dominanti o sottomesse, oppure a richiedere aiuto agli altri, sempre secondo una modalità sottomessa o dominante.
Maslow, nella sua piramide dei bisogni dell’uomo, dopo le necessità primarie fisiologiche e di ricerca di sicurezza, metteva i bisogni di affetto, appartenenza e stima.
Tali bisogni possono venire soddisfatti soltanto da altre persone.
La frustrazione o l’assenza di esperienze serene di questi sentimenti umani, possono generare un disconoscimento o una negazione di questi bisogni, che rappresentano, invece, un importante ingrediente di un sano sviluppo psicofisico e di una buona salute mentale e fisica nella vita adulta.
Sia l’attaccamento “sano” che la dipendenza hanno in comune la capacità di stabilire un legame con un’altra persona, ma di solito l’attaccamento non impedisce il distacco, mentre la dipendenza sì.
Quando l’amore incatena, fa soffrire, nega la libertà dell’individuo, allora siamo di fronte a quel fenomeno che la psicologia attuale definisce “Dipendenza Affettiva” o in inglese, “love addiction”.
Il soggetto con dipendenza affettiva ha la tendenza ad instaurare relazioni caratterizzate da una ricerca ossessiva di approvazione esterna a scapito della propria individualità.
Il soggetto può, per esempio, assumere in modo rigido e stereotipato il ruolo di colui che fornisce un “aiuto”, senza che l’altro esprima un reale bisogno o ne faccia esplicita richiesta.
In sintesi, che cosa distingue un sano sentimento amoroso da una dipendenza affettiva?
La relazione di dipendenza è una relazione dolorosa, insoddisfacente, umiliante ed autodistruttiva, dalla quale si esce con molta difficoltà.
Sono rapporti in cui è quasi sempre presente incompatibilità, mancanza di rispetto, diversità progettuale, ostilità, non condivisione di bisogni e desideri.