Decidere di andarsene all’estero implica fare i conti con i legami che hai instaurato con i luoghi dove sei cresciuto.
Negli ultimi vent’anni la psicologia ambientale si è occupata di studiare i legami affettivi (place attachment) che si stabiliscono tra la persona e i luoghi fisici.
L’attaccamento ai luoghi non va inteso come uno stato ma come un processo che prosegue per tutto l’arco della vita.
Tale processo contribuisce alla definizione ed integrità del Sé.
L’elemento distintivo dell’attaccamento ai luoghi è dato da affetti, emozioni e sentimenti connessi ad aspetti cognitivi e comportamentali.
Forme di attaccamento
Giuliani, Ferrara e Barabotti (2003) individuano diverse forme di attaccamento ai luoghi.
Attaccamento funzionale
In relazione alle attività che l‘individuo intende realizzare.
Attaccamento simbolico
Ha a che fare con l’identità personale, familiare o di gruppo.
Attaccamento affettivo
Quando il luogo soddisfa i bisogni emotivi di sicurezza e benessere psicologico.
Attaccamento estetico
E’ quello che rimanda alla piacevolezza del luogo.
Secondo Giuliani (2004a) alcune caratteristiche proprie dei legami di attaccamento con le persone possono essere individuate anche in relazione ai legami di attaccamento con i luoghi fisici.
Queste caratteristiche sono: persistenza nel tempo del legame; unicità della tipologia di luogo fonte dell’attaccamento; ricerca di sicurezza e benessere, sofferenza per la separazione.
Attaccamenti e ciclo di vita
L’attaccamento ai luoghi varia da individuo ad individuo e durante il ciclo di vita.
Molte transizioni durante il ciclo di vita sono caratterizzate dalla rottura di un legame con un luogo e dalla formazione di un nuovo attaccamento con un altro luogo.
Pensiamo al passaggio dalla famiglia d’origine alla formazione di una famiglia propria, oppure al caso della persona espatriata che lascia il proprio Paese per iniziare una nuova vita all’estero.
In queste situazioni l’individuo sarà sollecitato a costruire uno o più legami nel nuovo contesto ambientale.
In altri momenti del ciclo di vita (età anziana) è invece importante mantenere il legame affettivo con uno stesso luogo per preservare anche la continuità della propria identità.
Andarsene all’estero: la rottura del legame di attaccamento
La separazione dai luoghi di attaccamento attiva vissuti di perdite, sradicamento e disorientamento identitario (T.Giani Gallino,2007).
Una più lunga residenzialità in un luogo attiva la costruzione di un legame di attaccamento duraturo.
Tuttavia non è scontato che un’alta mobilità (in questa casistica rientrano gli espatriati che cambiano spesso Paese per ragioni lavorative) sia di ostacolo alla costruzione di legami di attaccamento solidi.
Attaccamenti multipli
A tal proposito Gustafson (2002) ha introdotto il concetto di multiple place attachment, affermando che l’individuo può costruire, nell’arco del ciclo di vita, più attaccamenti.
Le due dimensioni dell’appartenenza da un lato e della mobilità dall’altro vengono definite da questo studioso con l’espressione roots (radici) e routes (percorsi).
Secondo questo autore sia l’appartenenza (roots) che la mobilità (routes) possono corrispondere al benessere psicologico dell’individuo.
Andarsene all’estero: la nostalgia
La separazione e la lontananza dai luoghi con i quali si sono sviluppati legami di attaccamento attiva un sentimento di nostalgia.
Essa è presente anche quando l’espatrio è stato voluto e programmato in tempo.
Il sentimento della nostalgia si caratterizza per il vissuto di non poter più tornare in quei luoghi dove si è vissuti.
Essa si accompagna a spaesamento e disorientamento per nuovi luoghi dove ci si è trasferiti da poco tempo.
Minaccia per il Sé
La rottura del legame di attaccamento rappresenta una minaccia per il Sé (Brown e Perkins,1992), sia come persone che come membri di un gruppo.
Inoltre se il cambiamento è eccessivo (ad es. espatrio verso Paesi molto diversi da quello in cui è cresciuto il soggetto), vengono meno i vissuti di sicurezza, stabilità, prevedibilità, continuità.
Se il legame con i luoghi dove si viveva prima dell’espatrio era molto intenso, ciò comporterà maggiori reazioni alla perdita.
Espatrio volontario
Quando il trasferimento all’estero è voluto, programmato e accompagnato da un cambiamento positivo di status l’espatriato solitamente percepisce la transizione in maniera graduale.
E’ in grado pertanto di prepararsi al cambiamento.
In conseguenza del trasferimento all’estero saranno lasciati alcuni aspetti di Sé e se ne svilupperanno di nuovi nel nuovo Paese.
L’aver scelto intenzionalmente di andarsene all’estero agevola i processi di adattamento con i nuovi luoghi e riduce i livelli di stress.
La possibilità di tornare a casa regolarmente ha un effetto positivo con la formazione del legame di attaccamento ai nuovi luoghi.
Questo avviene perchè le prime esperienze affettive con i luoghi hanno effetti a lungo termine sulla capacità di provare attaccamento ai nuovi ambienti. (Giuliano 2004a).
La propria casa infatti costituisce un rifugio per trovare rifornimento emotivo, calore, intimità, sicurezza.
Avere la possibilità di non recidere i vecchi legami con i luoghi permette di investire in modo sereno e fiducioso anche sui nuovi contesti.
E’ infatti possibile strutturare attaccamenti multipli ai loghi (Gustafson ,2001b), avvertendo la sensazione d i trovarsi quasi a metà tra i due luoghi.
Wiborg(2004) parla di “betwist and beetwen” (né di qua ne di là) per indicare questo sentirsi come sospesi tra due mondi.
Ambiente ristoratore
Inoltre poter fare ritorno in un “ambiente ristoratore” quale quello rappresentato dalla propria casa e dai luoghi vicini permette all’espatriato di avere una “base sicura” in grado di fornire risorse per affrontare i compiti relativi al nuovo ambiente di vita, facilitando in tal modo l’attaccamento ai nuovi luoghi.
Fase pre-espatrio
La fase dell’attesa e della preparazione che precede il trasferimento all’estero ha un ruolo importante sul futuro adattamento nel nuovo ambiente.
Questa fase preparatoria consente di anticipare sia dal punto di vista cognitivo che emotivo, la separazione dal vecchio ambiente e la collocazione nel nuovo.
In tal modo si evita che l’espatrio assuma la forma di una rottura repentina e quindi potenzialmente traumatica.
Aspettative ottimistiche ed emozioni positive (curiosità, entusiasmo) influiscono in modo positivo sul futuro attaccamento ai nuovi luoghi.
Fase post-espatrio
Se durante il primo periodo dopo il trasferimento all’estero prevalgono emozioni positive di curiosità ed entusiasmo, l’adattamento ai nuovi luoghi sarà migliore
Viceversa emozioni quali solitudine, noia, delusione ostacoleranno il processo di attaccamento al nuovo ambiente.
Questo primo periodo dopo l’espatrio si caratterizza per un elevato grado di stress, perché gli expat devono da un lato elaborare la perdita dei vecchi riferimenti e dall’altro costruire nuovi attaccamenti.
Andarsene all’estero: conclusioni
Il trasferimento all’estero, anche quando è desiderato e programmato attiva sentimenti di perdita, tristezza, …
Ciò è la conseguenza della rottura del legame di attaccamento ai luoghi natii a causa della distanza dagli stessi.
Contemporaneamente l’espatriato dovrà far fronte nel nuovo Paese dove si è trasferito, alla creazione di nuovi legami di attaccamento.
Questo processo implica un periodo di stress, sia prima ma anche dopo il trasloco.
Se il trasferimento è desiderato, emozioni quali curiosità e gioia nei confronti del nuovo ambiente faciliteranno il processo di adattamento al nuovo Paese.
Occorre pertanto darsi un tempo ragionevole affinchè si costituiscano nuovi legami di attaccamenti nel nuovo paese.
E’ indispensabili inoltre cercare occasioni ed esperienze piacevoli che facilitino tali legami.
In tal senso esperienze piacevoli ( tempo libero, interessi, amicizie, fruizione di ambienti naturali) nell’ambiente di vita creeranno legami di attaccamento anche nel nuovo paese.
Andarsene all’estero è stato difficile per te?
Quanto ha pesato la rottura del legame con i tuoi luoghi di attaccamento?
Fonte
T.Giani Gallino (2007), I luoghi di attaccamento, Raffaello Cortina Editore